Oggetti del passato e cultura della tradizione sono il leitmotiv delle manifestazioni organizzate da Anna Maria Angelucci, una lunga esperienza coltivata con passione e sapienza. Sorriso, bontà e capacità di ascolto sono le doti che si aggiungono alla sua grande competenza professionale. Lavoratrice infaticabile, è sempre accanto agli espositori in ogni manifestazione.
Anna Maria Angelucci, come si è avvicinata al mondo delle manifestazioni socioculturali-commerciali?
“Mi sono avvicinata ai mercati e mercatini, in particolare dell’antiquariato e dell’artigianato, un po’ per passione e un po’ per gioco.
Per passione, perché sono da sempre interessata alla storia e, di conseguenza, a tutto ciò che richiama il passato e le tradizioni.
Negli anni Ottanta si è diffuso in Italia questo tipo di manifestazioni, da subito molto apprezzate e frequentate, tanto da costituire una moda. Anch’io sono andata spesso in giro tra i banchi dei mercatini e ho raccolto nel tempo i biglietti da visita degli espositori che avevano gli oggetti più interessanti.
Per gioco, perché quando ho realizzato di avere raccolto una notevole quantità di indirizzi di espositori, scherzando un giorno ne ho parlato con i miei amici e, sempre scherzando, qualcuno ha detto che avremmo potuto realizzare un mercatino”.
Quando ha cominciato questa attività?
“Nel 1985, con una manifestazione in una cittadina d’Abruzzo i cui amministratori hanno creduto nel progetto presentato e lo hanno sostenuto con serietà e grande collaborazione”.
Ponte Milvio Antiquariato e Coppedè sono le sue manifestazioni principali, come le ha caratterizzate?
“Ponte Milvio è caratterizzata dalla presenza di antiquari, rigattieri e artisti, soprattutto pittori.
Coppedè è caratterizzata in particolare dai prodotti dell’artigianato italiano e delle piccole imprese a conduzione familiare, con la presenza anche di alcuni mercanti che partecipano al famoso mercato di Forte dei Marmi”.
L’antiquariato e il vintage sono due specializzazioni evergreen?
“Si, entrambe continuano ad essere attuali e a ricevere attenzione da parte del pubblico che apprezza le nostre proposte e dimostra interesse per questi settori”.
Com’è cambiato il suo approccio a questo tipo di manifestazione negli anni?
“Negli ultimi cinque/sei anni questo lavoro è molto cambiato. Se prima le richieste di partecipazione ai mercatini da parte degli espositori erano moltissime e continue nell’arco dell’anno, ora la lunghissima e sempre più grave crisi economica, la pandemia e la guerra hanno ridotto drasticamente il numero dei partecipanti e anche dei visitatori/compratori.
Nonostante ciò, continuo a credere in questa attività e, con grande fatica, considerando le difficoltà come una sfida, metto nel mio lavoro tutto l’impegno possibile per ottenere dei buoni risultati”.
Qual è la sua filosofia in questo lavoro?
“La mia filosofia è quella di contribuire a mantenere vivo l’interesse per gli oggetti del passato e la cultura delle tradizioni e sostenere un’attività che rappresenta un’opportunità di lavoro, in alcuni casi l’unica, per diverse persone”.
Un bilancio di questa stagione che sta volgendo al termine e prospettive per la futura?
“Quest’ultima stagione non è stata per niente facile. Hanno pesato le conseguenze negative di tutti gli eventi straordinari verificatisi negli ultimi due anni. C’è stato, tuttavia, verso la fine, qualche lieve segnale di ripresa che fa bene sperare per il futuro”.